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Channel: Aldo Chiappini, Author at ZioGiorgio.it
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Fiorella Mannoia: combattente tour

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Lo scorso Maggio abbiamo avuto il piacere di assistere ad uno dei concerti del nuovo tour di Fiorella Mannoia dal titolo “Combattente”, che prende il nome dal suo sedicesimo album in studio, pubblicato nel 2016. Siamo stati alla seconda data in programma al Teatro Verdi di Firenze, una location non certo pensata per la musica amplificata, ma che la crew audio di Fiorella è riuscita ad “addomesticare” al meglio offrendo un sound sempre controllato, piacevole e vibrante. “E’ anche il frutto di un lavoro certosino che è partito dalla fase di pre-produzione, con grande cura degli arrangiamenti e scelta dei suoni…” ci dice il fonico Marco Dal Lago, unitamente al lavoro sul campo, cominciando dal set up del sistema, L-Acoustics Kara, impeccabile e decisamente a suo agio in situazioni indoor ed un mix pensato per valorizzare una delle voci più belle della musica italiana.
Anche il disegno luci ci è sembrato sempre molto misurato e costruito intorno alla presenza scenica – importante – di Fiorella, con un uso parsimonioso degli effetti luminosi ed una contribuzione video ideata con lo scopo di valorizzare le atmosfere e le storie cantate dai testi.

La nostra chiacchierata parte dal team Audio, con il racconto di Marco Dal Lago artefice di un mix che difficilmente potrebbe essere interpretato in maniera diversa: suoni di base curatissimi e riprese degli strumenti acustici molto veritiere senza dimenticare una bella emozionalità data dalle dinamiche ed al “colore” della peraltro ottima band.
Ma come non rimarcare la performance artistica di Fiorella Mannoia che certamente può contare su un dono di natura più unico che raro e che ha saggiamente valorizzato negli anni grazie ad un rigore tecnico e una capacità di gestione della voce esemplari.

ZioGiorgio.it: ciao Marco, partiamo da quella che è una sensazione di ascolto avuta durante il soundchek. Sentendo il soundcheck ho notato che il PA è stato lavorato molto sulle basse frequenze. So che per te è molto importante e che dai sempre attenzione a questo aspetto…

Marco Dal Lago: sì, e come puoi sentire anche a volumi contenuti abbiamo una bella profondità. La bassa è bella forte ma comunque morbida perché, a parte in alcuni pezzi, non è un concerto dove si può esagerare ma piuttosto è preferibile stare “delicati”. Qui entra in gioco la gestione dei subs di cui ti parlerà a breve Stefano…

ZioGiorgio.it: anche quando hai tirato su il master si sentiva un suono sempre molto “pulito”, non c’era un minimo accenno di sofferenza. Questo immagino dipenda anche dal mix.

Marco Dal Lago: in parte anche dal mix, ma a dire il vero dipende da più cose, ad esempio dal genere, dall’arrangiamento e anche, ovviamente, dal sistema che in questo caso è un ottimo Kara di L-Acoustics. Però insisto sull’arrangiamento, perché se hai un arrangiamento curato e delle basse frequenze precise puoi permetterti anche di avere il basso distorto e dei synth insieme ma perfettamente amalgamati. Per questo è molto importante lavorare in fase di pre produzione e con questa band è una cosa che si fa abitualmente.

ZioGiorgio.it: ok, però voglio insistere sul discorso mix, dicci come hai fatto a renderlo così pulito ed intelligibile il più possibile. Avrai degli accorgimenti, puoi rivelarli?

Marco Dal Lago: non vorrei deluderti, ma mi devo ripetere… E’ stato un lavoro di squadra, sono 10 anni che lavoro con Fiorella e conosco bene questi musicisti. Abbiamo cercato di migliorare in ogni tournée. Con Carlo Di Francesco che è il suo produttore e percussionista e con Davide Aru che è il chitarrista e cura gli arrangiamenti, abbiamo sempre fatto questo lavoro di affinamento, migliorando ogni volta. Prendiamo ad esempio proprio il discorso del basso di cui si faceva accenno prima, così da parlare in concreto: se c’è un basso distorto che per contro manca un po’ di “profondità” puoi benissimo abbinarlo con un synth che genera infra-sub così da recuperare lo spessore. Ecco, se curi bene le sonorità e incastri strumenti e suoni in modo preciso riuscirai più facilmente ad ottenere il risultato, ma devi essere molto meticoloso nella scelta dei suoni, proprio in fase di pre produzione. Il segreto? Questo!

ZioGiorgio.it: veniamo al drum kit in quanto hai diversi suoni proprio per ottenere delle sonorità particolari.

Marco Dal Lago: abbiamo la ripresa acustica ed anche la batteria triggerata. E’ composta da una cassa, tre rullanti, un tom e due timpani. I rullanti, la cassa e il tom sono tutti triggerati così da poter usare dei sample opportunamente scelti dal disco che in alcuni casi sono mixati con i suoni acustici in percentuale diversa ed a seconda del brano. Anche in questo caso devi fare un lavoro di editing certosino dei sample in modo che siano precisi, perfettamente in fase, e si miscelino bene col suono del microfono…

ZioGiorgio.it: come sono gestiti i sample?

Marco Dal Lago: il batterista ha una centralina Yamaha che funziona molto bene e dove sono caricati tutti i suoi sample, più altri segnali che arrivano dai pads e la cassa che ha invece il percussionista. La sensibilità di intervento la controlla il batterista.

il set di percussioni e la microfonazione…

ZioGiorgio.it: riguardo le percussioni c’è una bellissima immagine stereo e sembra che il suono arrivi anche da un’altezza corretta, è rispettata l’immagina sonora verticale…

Marco Dal Lago: i microfoni sono aperti in stereo e sono due Shapes MK4, sui quali uso dei riverberi Universal Audio secondo me ottimi, l’EMT 140 e l’RMX 16. Sulle percussioni invece l’EMT 250, mentre sulle chitarre acustiche, cori e voci il Lexicon 224 e due delay sempre UA che ormai uso da un po’ di anni. Il percussionista ha un’ottima tecnica soprattutto conosce bene come “giocare” con le distanze dei microfoni, molto del merito è suo.

ZioGiorgio.it: c’è anche eL Apollo di Italo Lombardo del quale proponiamo un approfondimento sotto.

Marco Dal Lago: ah certo, per fortuna che esiste! Richiama lo snapshot del mixer virtuale dell’Apollo dove ho caricato le 8 macchine stereo e dall’SD7 via MIDI vado nell’Apollo che mi cambia gli snapshot. (sotto un approfondimento proprio a cura di Italo Lombardo ndr)

ZioGiorgio.it: è uno show che va “mosso” tanto? Parlo a livello di mix…

Marco Dal Lago: no, va seguita molto la voce perché Fiorella ha mille sfumature a seconda del pezzo, del volume e della tonalità. Posso dire che con la mano destra sono sempre sulla voce dell’Artista e con l’altra seguo gli assoli e alzo le altre cose. Devo confessarti però che gioco anche tanto con il master perché un concerto con tantissima dinamica.

Con Stefano Guidoni invece ci facciamo raccontare i dettagli dell’installazione e del set-up dell’impianto, soprattutto in relazione alle gestione dei subs.

ZioGiorgio.it: Stefano, come prima curiosità perché avete scelto questa atipica configurazione i sub posti sul palco?

Stefano Guidoni: era la soluzione migliore per rispettare alcune scelte di produzione (scala centrale ndr) ed alla fine ci permette di usare sempre lo stesso schema anche quando nei teatri potrebbe risultare difficoltoso mettere i sub a terra, per problemi di spazio, vedi buca orchestra etc. In questo modo invece possiamo mettere sempre una fila di sub appoggiati in zona proscenio per poi curvarli leggermente elettronicamente.
Sono 8 sub doppio 18’’ che per la situazione e le location potrebbero sembrare tanti, però mi permettono di avere un’ottima distribuzione della parte bassa a differenza di una classica disposizione “L+R” che genera i soliti buchi un po’ ovunque.

la fila di Subs e di Front Fill per la data di Firenze…

ZioGiorgio.it: il resto del sistema?

Stefano Guidoni: gli array invece sono 12 moduli per lato del Kara di L-Acoustics che usiamo per fare qualsiasi location.

ZioGiorgio.it: ci sono anche un po’ di front-fill appoggiati vedo…

Stefano Guidoni: sì, in questo caso sono Proel Edge e ne abbiamo 6 perché il palco è bello largo, e l’impianto è alto. Spesso ne usiamo 4 ma in questo caso abbiamo deciso di metterne un paio in più per stare più tranquilli.

ZioGiorgio.it: anche a te vorrei chiedere come avete lavorato per ottenere questo sound così bilanciato ed accomodante.

Stefano Guidoni: beh, il Kara di L-acoustic ha una linearità incredibile in qualunque situazione, cosa che in teatro è quanto mai essenziale. Considera poi che l’impianto è molto alto e molto curvato, credo che recuperi molta morbidezza anche per questo.

ZioGiorgio.it: quali sono invece le criticità maggiori di questa location?

Stefano Guidoni: questo teatro risuona tanto nella parte bassa. Se ti faccio vedere l’EQ noterai che il alcuni punti è veramente massacrato (ride divertito ndr) però questo bisognava fare, mi food molto dell’orecchio più che delle curve su un monitor.

ZioGiorgio.it: hai diviso in qualche modo l’array in sezioni al fine di un miglior controllo?

Stefano Guidoni: ho i finali L8 che mi permetto di fare pacchetti da tre casse ma cerco di usare il meno possibile i gruppi per lasciare la linearità dell’array. E poi ho il Galileo di Meyer Sound giusto per fare un po’ di matrici e ritoccare con un po’ di EQ. Quindi, l’allineamento e l’EQ generale del PA lo faccio tramite il Galileo mentre per altri interventi uso direttamente i tools interni degli L8. Per il resto cerco di consegnare a Marco un sistema il più lineare possibile, non ci sono molti altri trucchi.

Sotto un’intervista col fonico di palco Adriano Brocca che, oltre a qualche dettaglio tecnici, ci regale alcune riflessioni ben più interessanti e certamente motivo di riflessione.

Adriano Brocca a sx e Marco Dal Lago a dx.

ZioGiorgio.it: già da diverso tempo la scelta di molti fonici e artisti ricade sull’uso degli IEM come in questo caso. Punto di non ritorno?

Adriano Brocca: penso che tornare indietro ai wedge sarebbe una vera e propria perdita, oramai ricerchiamo dei dettagli di un certo livello che solo con gli IEM puoi ottenere.

ZioGiorgio.it: immagino che la sfida vera sia ricercare dei balance più veritieri possibili anche a livello di spazialità. In questo senso come lavori per offrire tutto ciò al musicista?

Adriano Brocca: bisogna intanto stabilire cos’è la “verità” di ascolto e come riprodurla. Per me, salvo indicazioni diverse, il suono veritiero è il disco così come è stato prodotto e ricrearne il sound nelle cuffie è un po il gioco di tutto. L’isolamento è sempre maggiore per i musicisti e gli ambienti sono molto importanti, per cui l’introduzione di microfonazione di ambiente diventa fondamentale. Senza questi il cantante sarebbe come un pesce dentro un acquario, e l’interazione con il pubblico, che è importantissima, praticamente azzerata.
Per questo devi fare molta attenzione anche a quello che dice il pubblico e fare in modo che gli artisti sentano il pubblico, anche nei sussulti, e secondo me questa è una cosa, forse poco considerata, ma che il fonico di palco deve tenere in gran conto.

ZioGiorgio.it: approfondiamo allora il discorso “ambienti”. Cosa usi e come?

Adriano Brocca: in questo caso ho due Sennheiser MKH 816 che ho equalizzato molto per ottenere un suono che convince a me e che poi propongo ai musicisti. Cerco di usarli nel mix al fine di ricreare qualcosa che altrimenti i musicisti, che sono tutti “tappati” in cuffia, non sentirebbero. In questo senso sei parte dello show, hai un ruolo per certi versi attivo, per questo non posso distrarmi, ed in questo senso il ruolo del fonico di palco diventa ancora più determinante che in passato.

ZioGiorgio.it: in base a ciò che mi hai detto quanti ritieni sia importante l’interazione umana che hai con i musicisti?

Adriano Brocca: penso sia alla base di tutto. Ci deve essere la voglia di mettere a proprio agio chi sta sul palco. E’ una cosa che va fatta a tentativi, il fonico di palco devo in un certo senso prendersi delle responsabilità, proporre soluzioni e poi muoversi in base ai feedback del musicista fino a che non vede che tutti sono contenti. E spesso quando tutti sono contenti è nel momento in cui non fanno più richieste! Ripeto, spesso devi essere tu a proporre a loro trovando soluzioni magari preventivamente.

ZioGiorgio.it: come organizzi il flusso di lavoro per semplificare il tutto e raggiungere l’obbiettivo?

Adriano Brocca: a dire la verità è tutto molto banale. Cerchi di lavorare bene con quello che hai e personalmente non mi appoggio troppo alle macchine, anche se oggettivamente abbiamo il top della tecnologia a disposizione, per cui non è che ti devi accontentare di poco.

ZioGiorgio.it: mi dicevi che tu peraltro hai anche tutti i segnali di intercom che gestisci direttamente tu stesso dalla SD7, è corretto?

Adriano Brocca: esatto, è una cosa di cui mi faccio volentieri carico io stesso. Ho tutti i segnali che mi entrano così che posso smistare le comunicazioni un po’ a tutti, tecnici e ed artisti. Se devo mettere un microfono in più per un backliner o per un macchinista per agevolare la comunicazione perché non farlo? Evitiamo di fare gesti incomprensibili sul palco o peggio ancora chiamarsi urlando. E’ un compito in più per me ma permette a tutti di lavorare in tranquillità e confort.

ZioGiorgio.it: fondamentalmente cosa ascolti nel tuo mix in cuffia, il mix dell’artista?

Adriano Brocca: no, perché se ti fermi ad ascoltare un mix solo, anche se quello dell’artista principale, hai un ascolto non veritiero di ciò che succede. Io ricerco un mix che sia musicale, seguendo poi il musicista all’occorrenza.

ZioGiorgio.it: livello di macchine cosa stai usando?

Adriano Brocca: è il mio set up standard che, salvo qualche aggiornamento, mi ha accompagnato negli ultimi anni. Una DiGiCo SD7 come “base”, reverberi, qualche plug-in. Sul versante trasmettitori uso gli SR 2050 di Sennheiser e i G3 300. Un S4000 che è distributore MADI/REAC di Roland mi serve invece per mandare i vari segnali ai Personal Monitor M-48 sempre di Roland che ho dato in affidamento ai musicisti.

Con Daniele De Santis ci siamo fatti spiegare il disegno luci, creato in origine da Nicola Tallino, ripreso poi da Francesco De Cave che lo ha riadattato alle esigenze dell’imminente stagione estiva. Come detto sopra un disegno efficace e sobrio che è riuscito a creare una cornice ideale alla performance dell’artista capace a tenere il palcoscenico con grazia e eleganza, ed un pizzico di ironia…

ZioGiorgio.it: ciao Daniele, puoi intanto dirci chi ha curato il disegno luci e com’è nato?

Daniele De Santis: il disegno ricalca quello originale di Nicola Tallino che ha curato la prima parte del tour invernale. Successivamente c’è stata l’esigenza di modificare lo show in previsione della tranche estiva. Bisognava rivedere il progetto e per questo scopo è stato chiamato Francesco De Cave che insieme a me ha riadattato lo show sulla base del concept fatto in precedenza da Nicola.

ZioGiorgio.it: la prima cosa che si nota è la presenza importante del video che prende tutto il backwall…

Daniele De Santis: il video è presente in ogni data ed è un Acronn che per questa occasione è in forma ridotta visto che non avevamo l’altezza necessaria. Per quanto riguarda le luci abbiamo più di 100 punti luce ed il plot è costituito essenzialmente da Spot 700 e Sharpy di Clay Paky. In prima americana si trovano 5 Spot 700 usati per illuminare la band – praticamente ne hanno uno a testa – mentre per Fiorella usiamo seguipersona. Altri Spot 700 servono per fare il contro luce e un po’ di effettistica soprattutto per interagire con il pubblico che viene spesso illuminato, come da richiesta dell’Artista che ama avere un rapporto diretto col suo pubblico.
E’ stato scelto di montare due blinder in sala in modo da tenere più “pulito” il palco e nascondere le americane. Come ti dicevo prima per Fiorella il pubblico è molto importante e ad ogni fine brano mi ha chiesto esplicitamente di illuminarlo così da portelo ringraziare.

Daniele De Santis: per quanto riguarda la console che cosa stai usando?

Daniele De Santis: la scelta è ricaduta su un MA2 Light con cui gestisco 6 universi DMX e il video. E’ quasi tutto in time code, su 24 pezzi in manuale ne faccio 5. Conosco tutto lo show molto bene anche perché la programmazione l’ho faaa io stesso, per la prima e la seconda parte del tour.

ZioGiorgio.it: quali sono gli interventi maggiori che vai a fare saltando da location a location?

Daniele De Santis: sicuramente la prima americana frontale, perché è sempre in una posizione diversa. Anche le altezze delle americane possono variare e idealmente dovrebbero state a circa 6 metri ma molte volte questa altezza non è possibile, soprattutto in alcuni teatri più piccoli, quindi devo puntare nuovamente le varie fixtures…

Come approfondimento a compendio abbiamo poi chiesto ad Italo Lombardo di spiegarci eL Apollo e alcune sue altre interessanti creazioni.

ZioGiorgio.it: Italo cos’è e come nasce eL Apollo?

Italo Lombardo: elApollo nasce su richiesta di Max Salin che mi ha espresso l’esigenza di richiamare via MIDI le sessioni della Console Apollo della UAD, cosa che non e’ implementata di default in tale applicazione. Forse in Universal Audio non hanno pensato che tale funzione, o i loro plugs, potessero venire utilizzati in ambito Live mediante le loro interfacce Apollo e quindi, sono arrivato io…
La fortuna più grande e’ stata rendersi conto che clickando su un file di sessione della Consolle UAD, si apriva automaticamente la sessione corretta. E’ stato poi facile per me realizzare un programma che facesse da ponte tra il flusso MIDI, ovvero i program changes inviati da un mixer, e questi files, potenziando poi l’ergonomicità dell’applicazione stessa per quanto riguarda gestione dei nomi e quindi data basing della lista show (e anche tour, visto che poi si possono creare files differenti per shows differenti, eventualmente con song list differenti)L’applicazione non necessita di un mio intervento sul campo ma e’ comunque una app che va capita a fondo per poter funzionare correttamente.

ZioGiorgio.it: non è primo “eL” che fai. Quante he hai realizzate fino ad oggi?

Italo Lombardo: ne ho fatte a centinaia! Il nome e’ nato per caso quando ho creato il primo mio vero programma di sincronizzazione testo con audio, elGobbo, poi rinominato elCue (elGobbo non veniva capito internazionalmente). Serviva dare un nome ad un programma di gobbo elettronico che venisse compreso nel suo funzionamento, ma non è che inizialmente avesse un vero significato, anche se sono contento che ormai il suffisso “eL” mi caratterizzi.

ZioGiorgio.it: elCue lo trovo spesso in giro. Ha avuto fortuna?

Italo Lombardo: lo stanno usando in molto ma a parte proprio elCue di cui vendo la licenza con dongle e mio servizio di programmazione di sincronizzazione, gli altri softwares sono pressoché gratuiti, anche se mi rende veramente felice quando qualcuno fa una donazione al mio indirizzo, al punto di ricompilare poi una app personalizzata (con nome e senza l’annojing message) che invio poi al donatore! Diciamo che fondamentalmente queste app le faccio per me e per qualche amico collega. Vedremo gli sviluppi futuri però, sto lavorando anche in ottica di cominciare a realizzare dei plug-ins insieme ad un collega…

Alex Esposto
Aldo Chiappini
ZioGiorgio Team

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