Quantcast
Channel: Aldo Chiappini, Author at ZioGiorgio.it
Viewing all articles
Browse latest Browse all 127

dB Technologies VIO: visto ed ascoltato da vicino!

$
0
0

La scorsa settimana siamo andati a Crespellano, cittadina appena fuori Bologna dove ha sede l’azienda dB Technologies al fine di ascoltare il nuovo nato della famiglia line array, VIO, un sistema presentato alla recente fiera di Francoforte e con dalle premesse certamente interessanti.
Come prima evidenza, e per la prima volta in un line array, l’azienda emiliana ha utilizzato il legno al posto del polipropilene, un materiale considerato da qualcuno meno “nobile”, ma che ha decretato il grandissimo successo dei sistemi dB Technologies fin dalla comparsa sul mercato del T4, uno dei moduli line array più venduti di sempre.

Overview: 

VIO sulla carta appare come un progetto abbastanza classico nell’impostazione di base: un cabinet con disposizione degli elementi simmetrica equipaggiato con due woofer da 10’’ e un driver da 1,4’’ in guida d’onda ma con alcuni ritrovati tecnologici degni di nota. In prima istanza l’espediente creato con i due Phase-plug che coprono i woofer e che agiscono come prosecuzione della tromba del driver. Ogni phase plug è caratterizzato da 26 fori a forma di diamante di dimensioni diverse al fine da avvicinare i punti di emissione delle basse frequenze rendendo ancora più uniforme la risposta in frequenza indipendentemente dall’angolo di ascolto.

dbVIO_1

Altra “chicca” la tecnologia Floating ADC (approfondimento fondo pagina) sviluppata dal reparto R&D di dB Technologies e capace di garantire un isolamento galvanico tra l’ingresso audio e il resto del modulo amplificatore senza dover aggiungere isolatori analogici che comprometterebbero la qualità del segnale audio.

Non dimenticando poi che VIO è un sistema attivo, amplificato con i nuovi moduli Digipro G3, filtri FIR e utilizzabile con software remoto Rd-Net.
Rinnovato anche il rigging, adesso con meccaniche centrali posteriori con la possibilità di impostare gli angoli prima di sollevare l’array, sarà poi il sollevamento stesso a far scattare il blocco dei moduli nella posizione scelta. Ma per maggiori dettagli il consiglio è di consultare la pagina dedicata del produttore (link).

L’ascolto:

Nel piazzale antistante, in una delle prime giornate veramente calde di questa estate “sfuggente”, abbiamo visto da vicino i cabinet, per la verità non ancora nella loro versione definitiva, ma soprattutto ascoltato il sistema in una configurazione da otto top per parte VIO L210 con un cluster centrale di 3 subs S318 (3×18’’) raddoppiati da un cluster identico, opportunamente arretrato, per ottenere un lobo più stretto e direttivo delle frequenze basse.
Alla prova di ascolto, al di là del solito gusto personale, sono merse due caratteristiche a nostro avviso abbastanza evidenti: una piacevole rotondità e “musicalità” probabilmente dovuta al legno e un equilibrio timbrico naturale come conseguenza ad un progetto acustico già bilanciato in origine senza per questo essere “lavorato” e iperprocessato dai DSP.
Copertura senza falle e gittata considerevole, almeno in questa situazione di ascolto quasi ideale. Il settaggio del sistema ricercava peraltro una timbrica abbastanza “british”, meno tagliente e più “scura” – per meglio accontentare i gusti della nutrita delegazione straniera – e che ha incontrato anche i nostri gusti personali. Non rimane che incontrarlo, e perché no, testarlo, dal vivo per la prova sul campo!

dbBIO_2

Ma lasciamo da parte i discorsi da “fonici” (che comunque qualcuno dovrà pur fare, e chi se non noi che scriviamo di queste tecnologie…) e passiamo la palla al progettista di VIO Claudio Ottani, che ci ha spiegato nell’intervista che segue alcune caratteristiche importanti.

ZioGiorgio.it: la prima evidenza è che con VIO dB Technologies è passata al legno con tutto quello che questo significa in termini di suono e non solo. Dal tuo punto di vista, quello del progettista, cosa è cambiato?

dbVIO_4Claudio Ottani: ti risponderei elencando quelli che sono i pro ed i contro delle due tecnologie.
Il Propipropilene è innanzi tutto un materiale che non soffre l’umidità e le intemperie, è molto resistente agli urti ed ai graffi ed il colore esterno è praticamente il colore del materiale stesso.
E’ inoltre possibile realizzare forme “mordide”, ha un peso contenuto, un’alta ripetibilità dimensionale e, tutto sommato, anche un costo contenuto.
Come contro dal punto di vista acustico soffre di risonanze che vanno dai 200 ai 270Hz (dipende dalla forma) e il box ha una rigidità bassa, per questo motivo necessita di essere rinforzato altrimenti la deformazione sotto pressione acustica può incidere sulla efficienza a frequenze basse.
Il costo degli stampi è molto alto ed è richiesta una produzione numericamente alta per l’ammortamento, inoltre la progettazione richiede anni di esperienza e conoscenze dei processi produttivi, al fine di non commettere errori che si pagano cari.

Passando al legno posso dire che ha un ottimo comportamento acustico, un’ottima rigidità, non servono costi per gli stampi e l’ammortamento è quasi inesistente in quanto si possono realizzare facilmente prototipi (con un minimo di abilità si possono fare più e più prove sui cabinet in una falegnameria con attrezzi base…)
Come contro c’è che soffre l’umidità e la verniciatura (specialmente la poliuria), ha costi alti.
A questo va aggiunta una certa limitazione nelle forme, laddove col polipropilene puoi sbizzarriti certamente di più.

Come vedi entrambi gli approcci hanno pro e contro, ma sicuramente per potersi spingere in un mercato ancora più esigente e di fascia alta la scelta del legno era obbligata.
La progettazione di questa serie mi ha dato tante soddisfazioni e l’utilizzo del legno in qualche modo mi ha facilitato la vita.
Pensa solo l’attesa del primo box stampato in plastica, dopo mesi di progettazione. Se hai sbagliato qualcosa, i margini di modifica sono veramente limitati. Con il legno invece già dai primi prototipi hai i primi riscontri.dbVIO_front ZioGiorgio.it:  VIO è un progetto apparentemente semplice, pulito, si potrebbe definire una configurazione “classica” ma che nasconde qualche chicca tecnologica. Puoi rivelarci qualche dettaglio?

Claudio Ottani: il progetto acustico è sicuramente più classico, il grande lavoro è stato fatto nella parte dei due Phase-plug che coprono i woofer. Questi infatti vengono compressi ed indirizzati verso la parte centrale per limitare la distanza delle emissioni.
L’obbiettivo era quello di avere una copertura audio orizzontale il più perfetta possibile, e questa non si può sistemare “dopo” con il DSP…
Infatti, nonostante qualcuno possa pensare, il DSP non deve essere utilizzato per correggere problemi acustici, ma per ottimizzare il prodotto e per renderlo affidabile. E poi c’è la tecnologia Floating ADC che mi ha portato via un sacco di tempo, forse meno evidente per molti, ma per nulla uno “scherzo”. Lascio la spiegazione all’appendice sotto…

ZioGiorgio.it: qual è secondo te il pregio più grosso di questo progetto e dove invece vedi margini di miglioramento?

Claudio Ottani: posso dire che il progetto VIO racchiude un po’ tutte le migliorie che si sono viste negli ultimi anni nei sistemi audio di questo tipo.
Anche la meccanica a tre punti con la possibilità di selezionare gli angoli senza dover muovere i box è una caratteristica che troviamo solo in prodotti di fascia alta.
Il progetto del sub VIO S318 è un mix tra dimensioni compatte e grande superficie di radiazione (3×18″) racchiusi in un box semicaricato con finiture di alto pregio.

Diciamo che la tendenza che stiamo seguendo è quella di aumentare l’efficienza dei sistemi e diminuire la potenza necessaria per ottenere alti SPL.
Oggigiorno le simulazioni acustiche e meccaniche ci permettono di ottimizzare ogni parte del diffusore stesso e per fare questo l’azienda ha fatto importanti investimenti.
Questo è solo l’inizio…
ADCfloating

Approfondimento Floatinng ADC

La tecnologia Floating ADC sviluppato da dB Technologies garantisce un isolamento galvanico tra l’ingresso audio e il resto del modulo amplificatore senza dover aggiungere isolatori analogici che comprometterebbero la qualità del segnale audio.
Con questa soluzione si elimina qualsiasi ronzio o interferenza dovuta all’eventuale differenza di potenziale o disturbo tra il Ground dell’ingresso e quello dell’amplificatore.
 Al contempo è garantito il collegamento del finale audio di potenza all’Earth Ground della rete AC in modo da rispettare le normative di sicurezza elettrica e immunità ai disturbi.
Questa tecnologia rende superfluo l’utilizzo di “espedienti”, normalmente usati sul campo per risolvere i problemi di ronzio, come i Ground Lift e i trasformatori analogici di isolamento del segnale. A differenza di queste soluzioni, il Floating ADC risolve il problema dell’isolamento dei Ground alla radice e in maniera più efficace.
La circuiteria prevede una PSU dedicata alla parte Floating che alimenta in maniera isolata, tramite un trasformatore, tutta la circuiteria di ingresso.
Il segnale audio bilanciato proveniente dall’XLR viene amplificato da un circuito differenziale che elimina il disturbo di modo comune sulla linea. 
Il segnale viene poi convertito in digitale da un A to D converter della Burr-Brown che campiona il segnale a 24bit/96Khz.
Il segnale audio digitale passa poi attraverso un isolatore digitale ad alta velocità e bassissimo Jitter che permette di trasmettere, in maniera galvanicamente isolata, il segnale audio digitale al DSP.
Il DSP ha anche la funzione di generare il Main Clock di sincronia generale del sistema che viene inviato a tutti dispositivi (canali audio, convertitori di ADC e DAC, Floa ng PSU, ecc).
In questo modo ogni dispositivo è sincronizzato con il Main Clock in modo da evitare qualsiasi rumore o battimento derivante da interferenze dei segnali digitali.

info: www.dbtechnologies.com

Aldo Chiappini
Editor-In-Chief

© 2001 – 2016 NRG30 srl. All rights reserved


Viewing all articles
Browse latest Browse all 127