Quella de Lo Stato Sociale al Paladozza di Bologna è stata una data interessante sotto diversi punti di vista. Mi ha fatto piacere vedere come una band non certo main stream sia riuscita – anche se nella sua città Natale – a riempire con oltre 4400 paganti un palazzetto dello sport, coinvolgendo professionisti ed aziende di primo livello, offrendo uno spettacolo di qualità senza per questo avere budget importanti insieme a molti ospiti come I Tre Allegri Ragazzi Morti, Max Collini di Offlaga Disco Pax. Come dire, “si può fare!”, giusto per parafrasare un film ormai mitico con protagonista Dr. Federick Frankenstein…
Come secondo punto, anche se è più una nota di colore, non ho potuto fare a meno di percepire l’atmosfera veramente “rock” e di genuino entusiasmo che aleggiava dietro le quinte, un aspetto non sempre così scontato nelle produzione dei “grandi” della scena musicale ma che aggiunge una carica positiva che concorre certamente alla riuscita dello show.
Dal lato tecnico una location difficile acusticamente e non certo ottimizzata per i concerti imponeva una particolare attenzione nella gestione della diffusione sonora: sia nei monitoraggi di palco, che i tecnici al seguito della band hanno curato insieme e grazie al supporto dell’azienda bolognese dBTechnologies che ha fornito una serie completa di stage monitor, sia in sala, dove grazie allo sforzo dei PA Man – e complice il nuovissimo impianto JBL VTX V25 fornito dal rent Sonique di Federico Navazio – si è ottenuto un suono coinvolgente e molto fedele all’attitudine della band anche se non sempre pulitissimo.
Lo show, ideato grazie alla collaborazione con Antenna Music Factory e Locomotiv Club, (con Direttore di Produzione Roberto Castagnetti) è stato piacevole e vario, senza artifizi, potrei dire “old school”, ed in senso buono. Le luci, programmate con metodo, hanno valorizzato le atmosfere e le sonorità della band mentre il mix di sala, come già accennato, ha purtroppo inesorabilmente risentito dell’acustica disastrosa del Paladozza, una location oggettivamente quasi impossibile da far suonare bene…
Le prime domande sono rivolte ad Andrea Brasolin e Gabriele Ferri, rispettivamente Product Specialist e Direttore Commerciale Italia di dBTechnologies che ci hanno spiegato il perché di questa collaborazione con la band de Lo Stato Sociale qui al Paladozza.

da sx: Andrea Brasolin e Gabriele Ferri.
ZioGiorgio.it: Andrea e Gabriele, potete inquadrarmi questa collaborazione dBTechnologies con Lo Stato Sociale. Nella pratica, perché siete qui come azienda?
Gabriele Ferri: come prima cosa avevamo piacere di seguire una band che non è necessariamente “main stream” ma che ha comunque un suo seguito, proprio perché non ci concentriamo solo su eventi e artisti importanti, da sempre, diciamo per approccio e “vocazione” aziendale. Inoltre ogni feedback che arriva dall’utilizzatore è per noi fondamentale, a maggior ragione se arriva da realtà che non hanno sempre e comunque a disposizione produzioni importanti.
Andrea Brasolin: io ho un personale rapporto con i ragazzi della band ed i tecnici e così, confrontandosi, abbiamo proposto a loro di provare sul campo i nostri nuovi monitor, convinti che proprio una situazione come questa, in un palazzetto per certi versi difficile a livello acustico, rappresentasse l’occasione ideale.
ZioGiorgio.it: quali caratteristica ha il monitor di cui parli per essere particolarmente idoneo a questa situazione?
Andrea Brasolin: per la grande riverberazione della sala c’era da contenere il più possibile il suono sul palco e renderlo molto direttivo ed allo stesso tempo intelligibile. I monitor della serie TH racchiudono queste caratteristiche pur emettendo un bel volume di suono, necessario per una rock band come Lo Stato Sociale. La sfida era poi consentire un monitoraggio pressoché costante su tutta l’area dello stage poiché durante la serata ci sono stati numerosi ospiti che hanno occupato praticamente tutto il palco…
ZioGiorgio.it: parliamo nello specifico dell’installazione sul palco.
Andrea Brasolin: per tutta la linea frontale abbiamo utilizzato dei monitor attivi biamplificato dei DVX DM15TH per le fasce laterali, mentre per i monitor centrali, disposti sia in accoppiamento che non, dei DVX DM12TH. Per archi e pianoforti invece dei DM12, scelti perché meno potenti ma anche meno “aggressivi”, più idonei a monitoraggi di questo tipo di strumenti. Per le postazioni di Synth e batteria abbiamo predisposto due drum-fill con un doppio 18’’ come Sub (S30N della serie DVA) e come top una DVX15HP. A completamente dell’ascolto due side-fill con a lato palco con un S30 doppio 18’’ pollici come sub e tre moduli di DVA T8 line array per lato.
ZioGiorgio.it: c’è anche la parte radio con Beyerdynamic…
Andrea Brasolin: abbiamo utilizzato il nuovo TG1000 con capsula cardioide 50V e 70V ipercardioide, entrambe dinamiche.

Un particolare dello stage.
ZioGiorgio.it: Gabriele, come giudichi questo tipo di operazioni? Che vantaggi ne trae un’azienda oltre al ritorno di immagine?
Gabriele Ferri: ci permette di lavorare fianco a fianco con le rentals, come le aziende e con i loro tecnici che ci danno sempre indizi e suggerimenti importanti. In questo modo abbiamo l’opportunità di non essere solamente dei fornitori, ma di stringere dei legami più solidi, di fiducia.
ZioGiorgio.it: Giorgio, bentrovato. Il palazzetto con una acustica non certo adeguata, un sacco di ospiti e un volume bello potente. Non proprio la situazione ideale dal tuo punto di vista. Invece è andato tutto bene…
Dopo qualche minuto ci raggiunge nel backstage anche il fonico di palco Giorgio Nesci che completa così il discorso sull’organizzazione e la gestione del monitoraggio di palco.
Giorgio Nesci: abbiamo cominciato a ragionare sull’aspetto tecnico quando ancora lo show era in via definizione e, ad onor del vero, alcune “ospitate” sono state abbastanza imprevedibili anche durante la serata…
Per fortuna l’azienda dB Technologies ci ha dato del materiale in abbondanza, così che potessimo predisporre i monitoraggi di palco cercando di coprire il più possibile ogni area del palcoscenico. Durante la serata si sono aggiunti alla band molti musicisti senza per questo occupare posizioni fisse, ma girando per lo stage e in questo senso dovevamo essere pronti a dar il giusto monitoraggio ovunque: questa era l’esigenza primaria.
ZioGiorgio.it: con una situazione del genere, come hai organizzato la tua postazione di lavoro?
Giorgio Nesci: ho diversi user keys per attivare i send on fader dove so che devo intervenire più spesso, ho fatto una cue-list con una snapshot brano per brano con alcune voci in “safe” per poi sfruttare molto i DCA. Lo Yamaha M7Cl devo dire mi ha aiutato parecchio in questo senso proprio perché ha tutti i fader a portata di mano.
ZioGiorgio.it: sul palco c’è una bella pressione, nonostante l’acustica del palazzetto mi è sembrato ci fosse una buona definizione.
Giorgio Nesci: abbiamo lavorato in questa direzione insieme io e Andrea Brasolin e devo dire che alla fine abbiamo trovato “ la quadra”.
Di sicuro il prodotto di base suona già molto definito, in special modo i 15 pollici (DMTH15) centrali, dove c’è la maggior parte dell’assembramento dei musicisti. Inoltre con alcuni interventi mirati, togliendo intorno a 100 Hz per esempio, e il posizionamento corredo dei monitor, siamo riusciti ad ottenere un ottimi risultato.
Ci siamo poi spostati in regia FoH dove abbiamo trovato Federico Navazio – proprietario del service Sonique – e gli addetto alla gestione dell’impianto di sala JBL, Claudio Scavazza e Giovanni Bugari di Leading Technology.
ZioGiorgio.it: Federico, Sonique cosa ha fornito?
Federico Navazio: strutture, impianto audio e luci. Quindi tutti ad esclusione della semiproduzione degli artisti che avevano backline e monitoraggi.
ZioGiorgio.it: considero questa data un esperimento interessante. Una band se vogliamo di “nicchia” che riempire il Pala Dozza. Come dire, “si può fare”.
Federico Navazio: diciamo che si può fare, certo, ma ci deve essere la volontà di base un po’ di tutti perché tutto ciò sia possibile. Nel senso che i budget qui non erano così “interessanti”, però come service si cerca comunque di supportare la produzione offrendo un servizio di qualità senza per questo portare materiale in eccesso. Anche se credo che in questa produzione non manchi comunque nulla…

da sx: Giovanni Bugari, Federico Navazio e Claudio Scavazza.
ZioGiorgio.it: e allora qual è la formula segreta?
Federico Navazio: non c’è nessuna formula segreta, solamente si deve cercare di sfruttare al meglio quello che ci viene messo a disposizione, ecco tutto, soprattutto evitando sprechi e materiale che non serve, a parte ovviamente le scorte necessarie. E’ chiaro che anche il cliente deve capire che alcune cose si possono fare ed altre no, non può esserci spazio per richiesti esoteriche ed troppo articolate. Se da entrambe le parti c’è collaborazione e un dialogo sostenibile e serio, allora ecco che si può comunque lavorare con buona pace di tutti.
ZioGiorgio.it: mi parlate dell’impianto audio?
Claudio Scavazza: l’esigenza di base era di avere una copertura omogenea in gamma alta ma soprattutto in gamma bassa. Come avrai capito il rischio di creare risonanze fastidiose e riverberazioni infinite era molto alto qui dentro…
Il sistema utilizzato è il nuovo JBL VTX V25 per il main e il Vertec VT4888 per i sides perché devi considerare che dovevamo coprire quasi 200 gradi di fronte pubblico, viste le sedute a lato palco.
Ovviamente anche per i subs si è concepito un sistema totalmente cardioide per evitare il più possibile l’interazione con il palco ed i musicisti.
ZioGiorgio.it: il sistema audio è comunque importante a livello di numero di cabinet. Giovanni vuoi dirci qualche cosa in merito?
Giovanni Bugari: abbiamo impiegato 24 sistemo JBL VTX V25 come main (12 per parte), 16 sistemi JBL VT488 come side (8 per parte), 32 SUB JBL VTX S28 in configurazione ibrida (ArchArray + endfired) il tutto amplificato da amplificazione Crown VRack 12000, niente male, anche se in realtà, a livello di potenza sonora, avremo potuto fare tutto con meno cabinet, ma per ottenere un puntamento preciso e chirurgico abbiamo aumentato il numero dei cabinet di qualche unità. In effetti il sistema ha ancora un margine enorme.
Peraltro questo nuovo VTX V25 ha un sound differente rispetto ai modelli precedenti e riesce da coniugare doti di grande potenza ad un suono meno aggressivo nella parte medio-alta, la parte sempre un po’ “critica” dove lavora la tromba. Questa caratteristica è stata particolarmente utile anche in questa situazione.

I Sub JBL…
Un apio di ore prima dell’inizio dello show scorgiamo finalmente il giovane fonico di sala del Lo Stato Sociale Marco Trognoni in un momento di relax e approfittiamo per andare a scambiare qualche impressione…
ZioGiorgio.it: Marco, come nasce la tua storia con Lo Stato Sociale?
Marco Trognoni: seguo la band da quando facevamo i “baretti” di provincia, ricordo bene che il primo live che feci con loro era un locale dove alle spalle della band c’era un televisore che trasmetteva una partita di calcio! (ride divertito ndr). Io ero il fonico resident e Direttore di Produzione al Centro Sociale TPO di Bologna ed è lì che ci siamo conosciuti, lì è partita l’avventua…
ZioGiorgio.it: ed oggi vi trovate al Pala Dozza con una produzione importante ed oltre 4000 persone ad ascoltare il concerto.
Marco Trognoni: sì, devo dire che non ci capita spesso di lavorare con questi materiali e questo dispiego di forze. L’impianto main è un bel “mostro”, la fornitura e la gestione del monitoraggio di palco impeccabile, e in generale tutto è stato curato da veri professionisti che mi hanno messo nella condizione di lavorare al meglio.

La regia audio con la DiGiCo SD9.
ZioGiorgio.it: cosa stai usando in regia?
Marco Trognoni: in questo caso ho a disposizione una DiGiCo SD9 e devo dire che la scelta digitale era quasi d’obbligo visto il numero di canali e gli avvicendamenti sul palco. Anche nel recente tour ho usato un mixer digitale più precisamente un Behringer X32 che è un banco che mi ha sorpreso! Ti dirò, il DiGiCo è un’altra macchina ovviamente, di un altro livello e di un’altra fascia di prezzo, ma se non fosse stato per i limiti nel numero dei canali avrei potuto usare l’X32 che trovo molto razionale e funzionale.
ZioGiorgio.it: come interpreti il suono della band? Hai qualche direttiva dai musicisti?
Marco Trognoni: potrei dirti che più che interpretare il suono della band live lo abbiamo creato in parte insieme con i musicisti. Loro fanno le scelte artistiche, ma su molti aspetti del live ci si confronta molto serenamente, complice il fatto che li accompagno dalla primissima data come ti dicevo poco sopra. Si vive ancora molto al vita di “furgone”, passiamo molte ore insieme riascoltando le registrazioni e mi hanno sempre permesso di dire la mia in merito al sound. A grandi linee posso dirti che la parte bassa ha molta importanza nella loro musica, così come i synth ed, ovviamente, le voci.
ZioGiorgio.it: ho dato un occhio al banco prima e vedevo che hai usato molti gruppi, tutti compressi?
Marco Trognoni: uso volentieri la parallel compression, proprio per andare a controllare al meglio la parte percussiva. Sui canali comprimo quel che serve, giusto per un primo controllo in dinamica.
ZioGiorgio.it: hai qualche cosa sul master out?
Marco Trognoni: no, ho messo un’equalizzazione grafico insertato sul master per dare un po’ di loud in basso e per avere un controllo più immediato sul “pacchetto” finale. Avrebbero potuto farlo anche i colleghi che si occupano del PA, ma ho preferito avere io a portata di dito la possibilità di fare gli aggiustamenti in base alla risposta della sala questa sera, una sala che come ti hanno già detto tutti, non è delle migliori acusticamente.
ZioGiorgio.it: quindi by-passiamo la domanda sui riverberi, visto che li hai già naturale…
Marco Trognoni: in effetti avevo fatto dei mix in sala prova tramite cuffia ed avevo aggiunto un po’ di ambienti, arrivato qui dentro ho tolto praticamente tutto! (ride ndr). Altro discorso è relativo ai delay che sono funzionali al pezzo e vanno aggiunti al momento opportuno. In generale è un mix abbastanza “lavorato”, suonato, e richiede una certa concentrazione.
Giuseppe Tomasi, che segue Lo Stato Sociale sin dagli esordi ci racconta come è strutturato il disegno luci di questa data.
ZioGiorgio.it: su quali basi hai ideato il concept del disegno luci?
Giuseppe Tomasi: l’evento è stato l’ultimo di 150 concerti in giro per l’Italia, una vera e propria festa. Ma allo stesso tempo, il concerto è stato impostato in maniera completamente diversa rispetto al resto del tour, sia dal punto di vista artistico (3 ore di concerto con circa 30 ospiti) che dal punto di vista tecnico.
Il disegno luci si è basato sul concept di una festa: la band voleva salutare e ringraziare il proprio pubblico, e quale miglior modo di farlo se non organizzando una festa? Ed è proprio questa l’atmosfera che ho cercato di creare, senza tralasciare l’aspetto un po’ più cupo e sporco della band.
ZioGiorgio.it: come è avvenuta la scelta dei proiettori?
Giuseppe Tomasi: la scelta dei proiettori da usare è stata calibrata in base a 3 parametri: esigenze di disegno, conoscenza di quel particolare marchio e modello ed ovviamente possibilità di spesa e limiti di budget.
Tendenzialmente volevo in qualche modo partire dal concept del tour estivo con pochissimo colore e giocando molto sul contrasto bianco freddo per poi staccarmene completamente verso un’atmosfera colorata e più “vivace” proprio per dare il senso della festa. Inoltre, c’era da rispettare l’esigenza di band e produzione che chiedevano un palco “importante” con un forte impatto visivo, e quindi date le tempistiche ristrette e i soliti limiti di budget ho deciso di limitare gli appendimenti e di cercare di riempire il palco utilizzando molti proiettori a terra o su truss verticali. Il rig luci è composto da fixture Martin con Mac Aura, Mac 700 profile, Rush mh3, Stagebar 54l e Atomic 3000, oltre alle stripled lumipix della Prolight, beam 100 della Robe e gli immancabili blinder e ACL.
ZioGiorgio.it: che rapporti hai con la band?
Giuseppe Tomasi: collaboro con Lo Stato Sociale da 3-4 anni, durante i quali abbiamo instaurato un rapporto di profonda stima reciproca. Questo clima mi ha permesso di lavorare con serenità, nonostante l’enorme mole di lavoro e le tempistiche spesso ristrette.
ZioGiorgio.it: che console luci hai utilizzato e come è avvenuta la programmazione?
Giuseppe Tomasi: per arrivare al giorno dell’evento con la console già programmata ho utilizzato il software Realizzer, al quale ho collegato una Avolites expert con software Titan. Lo show è stato poi trasferito su una Tiger Touch disponibile solamente il giorno dell’evento.
Aldo Chiappini
Editor-In-Chief
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