Durante questa lunga e calda stagione estiva abbiamo seguito molti concerti e tour in giro per la Penisola ma, come ormai da qualche anno a questa parte, siamo tornati volentieri al teatro La Versiliana, una location molto suggestiva e rilassante a due passi da casa, dove non di rado incontriamo qualche vecchio amico. Quello di cui vi racconteremo oggi è il tour di Paola Turci, approdata in Versilia con la crew tecnica di fiducia e la mezza produzione al seguito, ma prontamente supportata dall’integrazione di BSS Service (Bufalo Sound Service) di Alessandro Bufalino.
La regia FoH dove campeggiava un Midas PRO6 era presidiata da Raffaele Stefani che ha diviso il lavoro col collega Alex Tricarichi, presente in altre date durante il tour. Alle luci abbiamo incontrato e conosciuto per la prima volta il giovane – e con le idee chiare – Omar Curto mentre con Alessandro Bufalini ci siamo intrattenuti volentieri parlando di wireless DMX, un argomento che vale la pena approcciare e sul quale torneremo nel prossimo futuro.
Purtroppo, per un impegno imprevisto ed improvviso, abbiamo dovuto abbandonare la location pochi minuti prima dello show quindi, mai come in questa occasione, è bene che a parlare siano solo i tecnici!
Cominciamo da Alex Tricarichi che abbiamo raggiunto telefonicamente qualche giorno dopo lo show.
ZioGiorgio.it: Alex, in regia FoH vi state dividendo il compito…
Alex Tricarichi: esatto, negli ultimi tempi ho avuto un po’ di impegni improrogabili e ho chiesto a Raffaele Stefani se fosse disponibile per qualche sostituzione. Sostanzialmente ha fatto lui l’allestimento e la prima parte del tour, poi sono tornato io…
ZioGiorgio.it: come hai impostato la regia? In definitiva c’è un Midas Pro6 e poco altro…
Alex Tricarichi: esatto c’è solamente il Pro6, un banco che di per sé suona molto bene e soprattutto il setup è stato concepito per essere volutamente tutto molto semplice. Usiamo tutto interno al Midas senza alcun outboard ma con il solo ausilio di un sistema SoundGrid che usiamo sostanzialmente per il riverbero del rullante, per processare la voce e per avere qualche plug-in più “caratterizzante”. In questo modo sia io che Raffaele siamo in grado di gestire lo show in maniera più semplice.
ZioGiorgio.it: anche il placo sembra molto standard, mi riferisco alle microfonazioni.
Alex Tricarichi: la scelta delle riprese microfononiche è stata fatta al fine di ottenere sonorità rock perché, di fatto, quello di Paola è uno show rock, un concerto con suoni molto decisi. Per farti un esempio abbiamo optato per gli Shure sm57 sul rullante, Over Head AKG414 posizionati piuttosto alti sopra i piatti per avere un buon suono di insieme dei fusti (unitamente ai close mics) e altre scelte che potrei definire certamente “standard”.
ZioGiorgio.it: notavo dal banco un espediente interessante che hai usato proprio sulla batteria. Mi riferisco al “tape simulator”.
Alex Tricarichi: tutto il gruppo della batteria va ad un aux che entra direttamente in un tape simulator interno al banco. Quando voglio dare un po’ di “corpo” e rendere più “aggressivo” il suono delle batteria non faccio altro che alzare questo gruppo mandando più segnale in ingresso al tape simulator senza andare a “stressare” troppo le dinamiche o agire sul volume dello strumento. In questo modo però conferisco al mix un colore particolare, utile in certi brani.
ZioGiorgio.it: girate spesso in mezza produzione, cosa chiedi al PA Man di turno?
Alex Tricarichi: una cosa sulla quale non transigo è la fase, il sistema deve essere perfettamente in fase e purtroppo non è sempre una cosa scontata. Poi, a gusto mio, chiedo sempre un pochino di sub in più, mi piace avere un po’ di margine e soprattutto preferisco avere un PA leggermente più “scuro” rispetto ad uno brillante. Questo perché io amo i mix brillanti e di mio tenderei probabilmente ad esagerare leggermente e in questo modo forse riequilibrio un po’ il balance generale.

Raffaele Stefano a dx davanti al mixer di sala.
Sul campo come sostituto troviamo Raffaele Stefani al quale abbiamo chiesto qualche informazione pratica.
ZioGiorgio.it: Ciao Raffaele, oggi tocca a te! Come va il lavoro sul campo visto che questa prima parte la stai seguendo tu?
Raffaele Stefani: come ti avrà detto Alex ci siamo necessariamente dovuti dividere le date. Ci siamo conosciuti lo scorso anno a San Remo, ma in effetti con Alex abbiamo molti amici in comune e poi, abbiamo un approccio molto simile venendo entrambi dallo studio.
ZioGiorgio.it: avete dovuto condividere delle scelte di materiale d’impostazione, vi siete trovati subito d’accordo?
Raffaele Stefani: per la regia ad Alex era stato proposto il Midas Pro6 che aveva già usato in passato, mentre io avevo usato i più piccoli, Pro1 e Pro2 in situazioni di piano e voce. In concreto l’impostazione non cambia, quindi abbiamo intrapreso questa scelta della quale personalmente sono contento. Il banco suona molto bene e, con qualche plug-in a completamento, abbiamo tutto ciò che ci serve.
ZioGiorgio.it: quindi sei arrivato all’allestimento, che non è stato lunghissimo, trovandoti di fronte ad con un banco totalmente nuovo. Come ci si muove in queste situazioni dove il tempo fa da tiranno?
Raffaele Stefani: come ti accennavo un primo approccio con i mixer Midas lo avevo già avuto ma diversi giorni prima mi sono studiato bene i manuali e guardato in rete un sacco di tutorial, in questo senso la mia indole un po’ “nerd” mi ha aiutato. Mi sono poi sentito con Alex per capire come lui gradisse l’impostazione generale, i population groups, la catena di segnale, i plug in e alla fine il tutto ha preso forma in breve tempo anche perché, come hai giustamente osservato, il tempo era piuttosto ristretto.
ZioGiorgio.it: puoi aggiungere qualche cosa in merito all’uso che fai dei plu-in? Alex ci ha già detto la sua.
Raffaele Stefani: di sicuro entrambi ci troviamo molto bene con i plug-in della Waves che usiamo anche in studio, quindi la scelta ci è sembrata la più logica. Nel mio caso alcuni plug-in sono serviti, proprio in fase di allestimento grazie anche al prezioso supporto di Luca Chiaravalli, per ricreare alcune sonorità del disco che mi ero ascoltato e studiato per bene.
ZioGiorgio.it: abbiamo parlato degli Waves, ma come avete interfacciato il SoundGrid con il Midas?
Raffaele Stefani: c’è bisogno di due schede, una apposita, la Klark Teknik DN 9650 Network Bridge che è usata per convertire il segnale in AES50 (in uscita dal banco Midas) in MADI, necessario per DiGiGrid. Poi abbiamo la scheda MGB plus della Waves che comunica col server DLS DiGiGrid. Il computer serve invece per il controllo dei vari effetti, nulla di più. Ovviamente questo ci permette anche di avere il Virtual Soundcheck visto che per il processing adoperiamo 16 canali scarsi, quindi i restanti sono liberi e a disposizione per la registrazione che facciamo su Track Live.
Sul palco incontriamo per la prima volta il giovane Omar Curto che ci ha spiegato nel dettaglio l’idea di base del progetto illuminotecnico dello show e alcuni espedienti interessanti utilizzati on the road.
ZioGiorgio.it: Omar, che tipo di show è questo di Paola Turci? Che richiesta ti è stata fatta?
Omar Curto: è uno show dal carattere piuttosto rock, abbiamo cominciato a sviluppare il progetto luci prendendo come buona un’idea di partenza che avevo proposto loro. Dall’alto, tramite l’uso di traccianti, avevo ipotizzato una specie di stella, appunto costituita da fasci ben definiti, più che altro in controluce che poi, considerando che il tour è partito dai teatri, ha subito alcune modifiche strutturali per evitare che i fasci andassero ad investire troppo direttamente la platea. Comunque, anche in questa fase estiva, i fasci sono certamente caratterizzanti.
ZioGiorgio.it: siamo sul palco e vedo un po’ di pezzi a terra, abbastanza inusuale per un tour che viaggia in mezza produzione.
Omar Curto: in effetti ho cercato di ricavarmi degli spazi tra strumenti e musicisti, in modo da avere 4 wash su Paola, due su chitarra e basso e altri due sulle postazioni fisse, quindi chitarra e tastiere. per quanto riguarda i BEam sono dei Robe Pointe che ho posizionato in quei punti dove avevo spazio per passare col fascio.
ZioGiorgio.it: cosa vi portate quindi ad integrazione?
Omar Curto: la parte più importante, oltre ai pezzi a terra di cui ti ho appena raccontato, è il fondale di 10 mt x 6,5 su cui faccio dei piccoli effetti di controluce rispetto all’artista. Viene illuminato con sei Q7 led della SGM anche se in alcuni casi, causa vento forte, abbiamo dovuto rinunciarci…
ZioGiorgio.it: parliamo di centralina e programmazione. Cosa adoperi?
Omar Curto: ho scelto una Avolites Quartz perchè ho iniziato con Avo sei anni fa e ho preferito continuare ad usare questo mixer. Mi sono fatto un render con Caputur a casa per poi perfezionare il posizionamento di ogni live. Per ogni canzone ho fatto una cuelist dove parto con l’Artista illuminata per poi piano piano aprire agli altri musicisti, questa come traccia generale.
Ci sono però due o tre canzoni dove ho preferito lasciare una scena piuttosto “spenta”, così da illuminare solo lei o il pianoforte. Ci sono poi altre due o tre canzoni molto rock in cui ho ricercato un po’ quell’atmosfera “rétro” data da un effetto simile ai PAR ad incandescenza, per quel che è possibile replicarlo con i motorizzati.
ZioGiorgio.it: a proposito di incandescenze, ne hai qualcuna?
Omar Curto: ho delle Sunstrip della Showtec frontali alle pedane della batteria e delle tastiere che uso per fare un effetto particolare in una canzone in cui Paola simula il volo. Dal canto mio, applicando una dissolvenza lenta verso l’esterno cerco di richiamare questo effetto del volo, e devo dire che con l’ausilio del fumo rende abbastanza l’idea.
ZioGiorgio.it: già l’effeto fumo, qui siamo sul mare e per di più in zona ventosa, cosa ti inventi?
Omar Curto: poco! Di solito speri che cali la sera oppure cerchi di cambiare in corsa il posizionamento delle macchine per far sì che si disperda sul palco, vedremo questa sera!

Alessandro Bufalini di BSS Service.
ZioGiorgio.it: Ciao Bufalo, qui sei investe di “service” ed hai portato l’integrazione per la produzione. Dicci qualcosa di specifico in merito al tuo lavoro di oggi.
Alessandro Bufalini: in merito all’audio abbiamo montato il d&b V8, anche detto “medio”, equipaggiato con gli 8’’ appunto in abbinamento ai sui sub, i VSub in cardioide. 6 + 6 teste per il main e 4 + 4 sub, finali sia i D80 che i D12, preset originali e via tutti felici e contenti. E’ un sistema che va molto bene e chiunque lo ha usato si è trovato benone.
Come fari l’integrazione è fatta sostanziale da Robe, con cui mi trovo molto bene, anche col distributore italiano (Robe Multimedia) dal quale ho sempre avuto un supporto puntuale e altre macchine altrettanto performanti dell’italiana DTS.
Quello di cui invece volevo parlarti è l’uso del Wireless DMX che in pochi, pochissimi usano ed invece è comodissimo!
ZioGiorgio.it: ok, significa che non stendi nessun cavo da regia a palco e neppure sul palco? Una pacchia! Racconta…

La centralina del Wireless DMX.
Alessandro Bufalini: solitamente non stendiamo cavi di segnale tra regia e palco, a parte quando qualche luciaio non del tutto convinto ci chiede di farlo per sicurezza. Posso assicurarti che utilizziamo questo sistema da anni senza alcun problema. Abbiamo a disposizione alcuni strumenti molto performanti della Wireless Solution che lavorano a 2.4 Ghz, corredati da schede OEM per le varie fixture. Un vantaggio su tutti è il fatto che non mandi nessun DMX in americana, e non è poco in termini di tempistiche di allestimento. Ma non solo, questo sistema ti permette di andare a configurare i parametri della macchina da remoto tramite protocollo RDM, gestito da un software proprietario della Lumen Radio che ti permette di monitorare e configurare la macchina senza andare ad agire direttamente dal display della stessa. L’RDM fa lo scanning delle macchine e restituisce tutti i parametri di monitoraggio e quelli configurabili. Un esempio è quando l’operatore della console si presenta poche ore prima dell’evento e ti chiede di effettuare alcuni cambiamenti sulle fixture. In questo caso, apro semplicemente il laptop e in quattro mosse faccio tutto ciò che mi chiede, senza utilizzare scale o abbassare il tetto.
Aldo Chiappini
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