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Channel: Aldo Chiappini, Author at ZioGiorgio.it
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Arturo Vicari CEO RCF

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Il desiderio di cominciare una nuova rubrica che trattasse di “business” e raccontasse di successi di persone ed aziende mi è venuto anche e soprattutto pensando alla storia recente di RCF, una realtà che negli anni ha saputo crescere sia a livello tecnologico sia Corporate.
Ad oggi, dopo le recenti acquisizione dei marchi EAW e DPA Microphone, il Gruppo RCF si appresta a “macinare” cifre di fatturato intorno ai 150 MLN di euro ed oltre, che per un “piccolo” mondo come il nostro, sono certamente ragguardevoli.
Nel 2017 la francese Amundi, attraverso operazioni finanziarie, ha acquistato il 31% di RCF aiutando non poco le possibilità economiche dell’azienda che, oltre ad un incessante processo di ricerca ed innovazione tecnologia, sta pianificando proprio per i prossimi mesi una nuova entrata nella Borsa Valori, riaprendo scenari e possibilità decisamente interessanti…

Quindi, vista la tanta carne al fuoco abbiamo pensato di intervistare il CEO dell’azienda l’Ing. Arturo Vicari che in occasione del PL+S di Francoforte ci ha concesso un’intervista in esclusiva.
Nonostante il suo ruolo in azienda, gli impegni e le responsabilità siamo rimasti piacevolmente stupiti di vedere come ancora oggi la passione brilli ancora nei suoi occhi, nonostante sia passato diverso tempo dalla sua entrata in aziende e proprio nell’anno in cui RCF compie 70 anni!

AC: 1949 – 2019 70 anni di RCF! Ancor prima di parlare dei successi vorrei sapere come si fa ad essere così longevi e soprattutto trovare sempre motivazioni e margini di crescita.

Arturo Vicari: la data di nascita dice in effetti che siamo molto “vecchi”. Ad oner del vero devo dirle che l’azienda ha cominciato ad avere una sua storia ben definita, una sua identità precisa nel 1995 -1996. In quegli anni ebbi l’opportunità di entrare nel gruppo RCF acquistando una quota significativa. Io venivo dal mondo degli strumenti musicali e la prima cosa che mi saltò all’occhio dopo pochissimi giorni era che non riuscivo a trovare l’identità di questa azienda. A quel tempo RCF produceva un grandissimo numero di strumenti, così tanti da perdere di vista il vero business.
Io portai la mia esperienza in quanto, quello che sapevo fare, era costruire casse e sistemi di amplificazione voce che permettevano ai cantanti ed ai musicisti di farsi ascoltare e di far apprezzare le proprie performance.
Le prime casse che costruimmo portavano il nome di ART, un modello che è passato da innumerevoli migliorie ed evoluzioni negli anni ma che è ancora nel nostro catalogo come “best seller”.
Furono le ART che ci fecero conoscere in Italia prima e nel mondo poi, proprio perché fu un prodotto innovativo e costruito per uno scopo ben preciso: una cassa al servizio della musica e dei musicisti.
Le ART, oltre ad essere state le prime casse in plastica per uso professionale, erano e sono tuttora diffusori che hanno una loro caratteristica sonora ben precisa, casse che accontentano i tecnici del suono, i musicisti e che soprattutto esprimono un’emozione.
Quindi, tornando alla sua domanda iniziale potrei certamente dire che la motivazione per me e per tutti quelli che lavorano in RCF è sempre stata legata all’aspetto emotivo, all’amore per questo settore, per la musica, per il suono. Vede, da noi nel tempo hanno bussato alla porta molti ingegneri bravi e preparati, ma se mancavano di questa spinta emotiva con noi hanno avuto vita breve…AC: RCF è sempre stata Reggio Emilia ma considerarla un’azienda italiana credo sia riduttivo. Come vi vedete voi?

Arturo Vicari: ad oggi RCF Group è un’azienda che si appresta a fatturare cifre intorno ai 150 MLN di euro di cui circa l’85% fatti all’estero ed esportiamo in oltre 120 paesi nel mondo. Diventa poco rilevante quindi quello che noi facciamo intorno a noi ma per contro è stato determinante l’essere rimasti a Reggio Emilia. E’ un territorio particolare questo, molto sindacalizzato, e si potrebbe pensare che sia difficile produrre qui, ma nella realtà le persone sono molto motivate e sempre a disposizione delle personalità e dei progetti. RCF è un’azienda globale ma siamo felici di avere la nostra sede proprio a Reggio Emilia.

AC: quali pensa siano i maggiori asset di RCF e, per contro, quali errori da imprenditore non farà mai più o non vorrebbe mai più fare?

Arturo Vicari: cominciamo dagli errori. Ovviamente tutti ne facciamo tanti e io non faccio certo eccezione. Parlando di RCF posso dirle che abbiamo pagato un certo ritardo nel capire quale fosse realmente il nostro core business, nonostante una storia di ormai 70 anni. Un ritardo che abbiamo pagato caro, rispetto alla concorrenza, ma che poi siamo stati bravi a colmare ma con non poca fatica negli anni.
Devo poi necessariamente citare il 2007 anno in cui, per un evidente errore di valutazione, ci siamo quotati in borsa con risultati non all’altezza delle aspettative.
Eravamo semplicemente ancora troppo piccoli. E’ pur vero che a quel tempo le vendite andavano bene e credevamo di poter aggredire il mondo, ma c’è una dimensione sotto la quale il mondo non si aggredisce, ma anzi è il mondo che aggredisce te…
Per fortuna le cose si sono risolte per il meglio, ci siamo ricomprati tutte le azioni ed anzi, proprio quest’anno ad ottobre, posso anticiparle che torneremo ad essere quotati ma con una dimensione ed una consapevolezza del tutto differenti.
Abbiamo strategie molto veloci e molto giovani ben più di quanto i miei capelli bianchi mostrino, questo grazie ad un team di persone fantastiche che ormai da anni lavora al mio fianco e che rappresenterà il futuro di questo gruppo.
Avrà già compreso quindi che il vero asset sono proprio le persone, ma mi lasci dire che alla fine, per come la vedo io, le persone sono sempre il vero asset di un’azienda.

AC: in questa stessa rubrica abbiamo dedicato una puntata all’acquisizione dei Prase da parte del gruppo inglese Midwich. Ma mi viene in mente il caso Samsung che ha acquisto Harman ed ancora prima Osram e Claypaky, Philipps e Vari*Lite, per citarne alcune; per poi arrivare alle vostre acquisizioni recenti.
Significa che anche questo settore non può più fare a meno dei grandi capitali e del mondo della finanza?

Arturo Vicari: il mondo di oggi ha scardinato alcune locuzioni tipiche di quando io ero giovane. Si usciva dalla guerra, non c’erano soldi e nascevano moltissime piccole aziende, tanto che si usava dire “piccolo è bello”. Oggi questo non è più vero, il piccolo viene sommerso a meno che non si parli di artigiani o aziende senza grosse velleità di crescita. Non posso che condividere quanto ha premesso nella domanda, del resto non è mistero che il nostro gruppo da tempo lavora in questa direzione, anche se siamo riusciti a chiudere operazioni importanti (EAW e DPA) relativamente di recente.
Come le ho detto dovremmo affrontate una IPO (initial public offering o offerta pubblica iniziale in relazione ad una società che intende quotarsi in borsa ndr) e questa volta vogliamo presentarci con un certo peso.
Peraltro osservo che oggi è venuto a mancare un grande gruppo sul mercato che in passato era un riferimento per tutti quelli che gravitano nel nostro business. Parlo di Harman visto, che lei stesso lo ha citato, che appartiene ad un grande multinazionale, è vero, ma nel mercato “reale”, intendo a livello di prodotti, mi pare di vedere che abbia perso un po’ di focus…

AC: e dove vuole arrivare RCF Group?

Arturo Vicari: beh, posso espormi tranquillamente nel dire che vogliamo ricreare un grande gruppo leader ma che però rimanga ben focalizzato su quello che è il nostro core business che è, con tutte le declinazioni del caso, quello di costruire sistemi di amplificazione professionali in grado di restituire un’emozione.

AC: ci dovremo aspettare qualche altro bel colpo nei prossimi mesi?

Arturo Vicari: la direzione è quella. Di certo dopo l’entrata in borsa potremo attingere a risorse importanti che ci permetteranno operazioni… “importanti”. Le ho già detto anche troppo! (accenna un sorriso).

AC: Ingegnere durante l’intervista ha insistito molto su quello che è lo spirito dell’azienda, parlando spesso di passione ed emozione. Passione, fedeltà, lealtà sono tutte belle cose ma nella pratica, nel mondo reale, non è mai così semplice inculcare questi valori in azienda. Qual è il suo punto di vista da imprenditore?

Arturo Vicari: devo dirle che nel nostro settore è tutto relativamente più semplice, proprio in relazione alla passione innata delle persone per il suono, la musica, l’arte. Ora, sia chiara una cosa: il lavoro di tutti i giorni è comunque faticoso e non sempre così emozionate, ma tutti gli sforzi vengono ripagati quando porti a compimento un progetto. Lei mi chiede come si fa ad appassionare e motivare le persone. Bene, nel mio caso posso dirle che io per primo sono ancora oggi capace di emozionarmi nei confronti di un nuovo progetto e cerco di partecipare e far sentire la mia presenza ai miei collaboratori che, probabilmente, si sentono considerati e di conseguenza motivati.

AC: cosa si diverte a fare oggi Arturo Vicari in azienda? Cosa le da più soddisfazione?

Arturo Vicari: io nasco come ingegnere elettronico e per molti anni ho progettato casse acustiche. Oggi ho un team di persone bravissime e preparate e per ovvi motivi non seguo direttamente i progetti. Ma le posso anche dire che vado spesso nel reparto R&D anche se talvolta sono proprio i miei “ragazzi” che non vogliono farmi sentire nulla del prodotto fino a che non lo reputano finito.
Seguo però con grande piacere le fasi finali soprattuto nel momento dell’ascolto e dell’ottimizzazione e questo mi da ancora grandissima soddisfazione. Non importa che giorno della settimana sia o che ora ma se so che c’è da ascoltare un nuova cassa per la prima volta sono sempre in prima linea!

Aldo Chiappini
Editor-In-Chief

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